Il ‘Caso’ Dannunziano Nel Panorama Contemporaneo Arabo

Document Type : Original Article

Authors

1 Faculty of Linguistics and Translation, Badr University in Cairo, BUC

2 Badr University in Cairo

Abstract

This study analyzes the impact that the Italian writer Gabriele D'Annunzio had on the Arab readers. Through an analytical study of magazines and important historical and political events, which start from the second half of the nineteenth century up to the contemporary, the aim of this article will be achieved by presenting as clearly and faithfully as a controversial figure as D'Annunzio. Starting from the Italian poet's interest in Arab issues and Italian politics, it will be highlighted how the ambiguous relationship between D'Annunzio and Benito Mussolini could have been interfered with the image that the Arab public has built of the Italian writer. Numerous manifestations, publications and translations of D'Annunzio will also be taken into consideration to trace the contrasted profile that was created around the Italian and European esthete par excellence of the time.

Keywords

Main Subjects


ABSTRACT: Il presente studio analizza l’impatto che lo scrittore italiano Gabriele D’Annunzio ha avuto sul pubblico arabo. Attraverso uno studio analitico delle testate di quotidiani e di importanti avvenimenti storici e politici, che partono dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri, verrà raggiunto lo scopo di presentare il più chiaramente e fedelmente possibile la raffigurazione di una figura tanto controversa come quella dannunziana nel mondo arabo. A partire dall’interesse del poeta italiano per le questioni arabe e quelle politiche italiane, si metterà in luce come il rapporto ambiguo tra D’Annunzio e Benito Mussolini abbia potuto interferire con l’immagine che il pubblico arabo si è costruito dello scrittore italiano. Verranno inoltre prese in considerazioni numerosi manifestazioni, pubblicazioni e traduzioni di D’Annunzio per tracciare il profilo tanto contrastato quanto ambivalente che si è andato a creare intorno all’esteta italiano ed europea, dell’epoca, per eccellenza.

Keywords: Fascismo, ambivalenza, arabo, quotidiani, Fium

 

La biblioteca di D'Annunzio al Vittoriale conserva numerosi libri dedicati all'Islam, tra cui alcune prestigiose edizioni del Corano, che testimoniano il suo interesse per la cultura araba. Il fascino dell'Egitto, paese che visitò nel 1899 con Eleonora Duse e Matilde Serao, lo vediamo riaffiorare in opere come Notturno. Questa apertura e questa curiosità verso "l'altro" sembra contrastare solo apparentemente con la posizione dello scrittore patriottico, con posizioni politiche filo colonialiste. È noto che, come l'amico Edoardo Scarfoglio, anche Gabriele D’Annunzio fu convinto sostenitore dell'occupazione della Libia, alla quale rese omaggio nell’opera dal titolo ‘Merope. Canti della guerra d'oltremare’ (1912), e che arrivò persino a lodare i bombardamenti aerei italiani che violavano l’Accordo dell'Aja[1]. Dato il coinvolgimento di D'Annunzio nella storia coloniale e il suo sostenimento verso le ideologie fasciste, non sorprende il fatto che la ricezione dell’opera dannunziana nel mondo arabo sia una questione complessa. Questo articolo esplora l'immagine che i media, le riviste culturali e l'establishment accademico hanno plasmato di D'Annunzio dagli anni '30 ad oggi.

Basandosi sia su articoli scritti da noti intellettuali come Jorji Zaydan e Derrini Khashaba e stampati dalla stampa araba nella prima metà del XX secolo, sia su articoli pubblicati di recente sui media arabi, si esamineranno gli aspetti dannunziani che attrassero maggiormente gli intellettuali arabi in un’epoca in cui la contemporanea letteratura italiana cominciava a essere tradotta in arabo, e si analizzeranno i drammatici cambiamenti che questa ricezione ha subito negli ultimi decenni.

               Come osserva Isabella Camara D'Afflitto, gli intellettuali arabi, nel periodo a cavallo tra il 1876 e il 1935, avevano una visione permeata dal cosmopolitimo. In questi anni, infatti, hanno commentato, recensito e tradotto una grande quantità di opere letterarie pubblicate in Europa. Tuttavia la letteratura italiana è rimasta marginale in questo progetto e gli autori italiani sono stati spesso tradotti da edizioni francesi, inglesi o russe[2]. Maria Avino giunge alla conclusione che sono state tre, le maggiori riviste culturali che hanno svolto un ruolo cruciale nella divulgazione della produzione culturale occidentale nel mondo arabo: “al-Hilāl”, “al Muqtaţaf”, la cui pubblicazione è durata diversi decenni, e “al-Ğāmìah”[3]. Queste riviste acquisirono una grande autorevolezza in materia letteraria, ed è a queste pubblicazioni che si farà riferimento per ricercare l'immagine di D'Annunzio nel mondo arabo fino agli anni ’30.

Nel periodo in cui D'Annunzio aveva un ruolo molto attivo nella scena culturale internazionale, le riviste culturali egiziane seguivano con grande interesse l'evoluzione sociale e politica europea. L'Egitto si trovava sotto il dominio britannico dal 1882, ma la popolazione aveva cominciato a dare i primi segni di ribellione, fino a poi a sfociare nella rivoluzione del 1919[4].

               Inoltre, l'Egitto ospitava diverse comunità di immigrati stranieri, chiamati Mutamasserin, cioè "egizianizzati", tra i quali c’era una notevole presenza di italiani, che sosteneva gli oppositori al regime britannico in territorio egiziano. Come osserva Andrew Heiss, nel 1907 il numero di italiani in Egitto era salito a 35.000, il che ha reso la comunità italiana la seconda più grande comunità straniera in Egitto, dopo i greci[5]. L'Italia si preparava alla conquista della Libia e considerava l'Egitto un punto nevralgico per l’ingresso nei paesi da colonizzare. In aggiunta a ciò, gli italiani si resero conto che la fiorente stampa egiziana sarebbe potuta essere utilizzata a proprio vantaggio, ed infatti uaprofitatrono dei media egiziani maetralmente per mantenere l’immagine di prestigio culturale e politico dell’Italia, nonché per creare e raccogliere consenso per l'invasione della Libia, in procinto di realizzarsi, sia tra la comunità egiziana sia tra quella italiana espatriata[6].

I legami tra gli italiani e gli egiziani furono così forti, che uno dei più grandi poeti egiziani di tutti i tempi, Ahmed Shawky, scrisse una poesia che rievocava i fasti dell'antica Roma[7], e allo stesso tempo veniva dato alla stampa italiana il libro dello scrittoreTommaso Marinetti, dal titolo ''Il fascino dell'Egitto'.

               Con l'avvento del movimento nazionalistico egiziano e l'inizio della guerra in Libia, i rapporti tra le due comunità si deteriorarono. Molti giornali egiziani divennero ostili all'Italia durante la guerra: Al-Mahrousa, ad esempio, pubblicava regolarmente articoli filo-islamici che cercavano di incitare sentimenti anti-italiani e di aumentare il numero dei mujaheddin volontari in Libia. Il 4 ottobre 1911, solo una settimana dopo l'inizio ufficiale della guerra, Al-Mahrousa riferì che persino la lontana comunità musulmana dell'India era disposta a porgere pieno sostegno ai combattenti libici, e alcuni anche i loro servizi come volontari, per sostenere le province ottomane contro l'Italia[8].

               D'Annunzio fu presentato per la prima volta ai lettori arabi nel 1919 dall'influente Jorji Zaydan, un intellettuale poliedrico ed un rispettato islamista, linguista, scrittore di narrativa e letterato. Zaydan ha scritto un articolo su D'Annunzio su Al Hilal, rivista da lui personalmente finanziata e che poteva contare su lettori dentro e fuori il mondo arabo[9]. Il titolo dell'articolo, "Il caso del poeta-soldato bizzarro", diceva già molto sull’approccio con il quale sarebbe stato presentato D'Annunzio si presentò alla cerchia di lettori colti de Al Hilal[10]. Zaydan ha presentato D'Annunzio come un individuo straordinario e ha sottolineato anzitutto le sue imprese militari. Il fulcro dell'articolo era la presa di Fiume e le conseguenze di questa avventura militare, che l'autore considerava una provocazione al governo italiano, agli Alleati, al presidente Wilson, alla Conferenza di pace di Parigi, al Consiglio supremo e alla Lega delle Nazioni. La presentazione di D'Annunzio sulla scena egiziana come eroe mondiale deve essere vista, tenendo conto dell’atmosfera ostile e di inimicizia che era venuta a crearsi tra l'Egitto e la Gran Bretagna. Durante le trattative di pace del 1919 a Parigi, infatti, D'Annunzio aveva tentato di incontrare intellettuali egiziani per organizzare una lega di "nazioni oppresse" contro gli inglesi, che all'epoca erano il principale nemico egiziano[11]. Zaydan ha attribuito la fama di D'Annunzio in Italia ai suoi discorsi entusiasti ed eloquenti, che erano a sostegno della decisione del governo di intraprendere una guerra contro la Libia e rivendicavano la rinascita e il ripristino dell’antica gloria di Roma.

               Per Zaydan, D'Annunzio era un abile pilota, un combattente la cui vita è caratterizzata da episodi ed emozioni intense ed uniche. Il giornalista ammirava la capacità di D'Annunzio di scrivere e praticare tutte queste attività, e nello scrivere i suoi articoli, trasmetteva la sua ammirazione verso lo scrittore italiano al pubblico egiziano.

Zaydan ha inserito nell'articolo un dialogo tra il comandante militare di Fiume - il generale Pittaluga - e D'Annunzio, un dialogo che non si protrasse per molto (non durò che pochi minuti), ma che fu di centrale importanza per l'invasione di Fiume, che si concluse con l’elogio da parte di tutte le parti della città in questione: 'Viva Fiume! Viva l'Italia!'

Il dialogo è stata l’ennesima dimostrazione dell’immenso potere del carisma di D'Annunzio e della sua capacità di conquistarsi le simpatie altrui. Ecco un estratto del dialogo, come presentato da Zaydan:

              

‘’- Il comandante militare: Posso conoscere le tue intenzioni?

  • D'Annunzio: Non verrà sparato un colpo se ci viene

concesso un passaggio indisturbato.

  • Il comandante militare: devo eseguire gli ordini, […]
  • D'Annunzio lo interrompe: - Ho capito. Generale,

piuttosto che aprire il fuoco sui soldati che sono suoi fratelli,

preferisco che mi spari prima.

          E così dicendo si scopre il petto, adornato con la

          medaglia d'oro assegnata ai feriti di guerra.

          Poi riprende: — Eccomi!

          E il generale, soggiogato dalla sagrestia offerta

          e dal tono passionale di D'Annunzio, gli si avvicina,

         gli stringe la mano, e con voce meno schietta questa

         volta esclama:

         — [...] Sono lieto e onorato di conoscere un grande

         poeta ed un combattente coraggioso come te.

        Spero che il tuo sogno possa realizzarsi, e insieme

        a te grido a gran voce: 'Viva Fiume l’italiana![12]’’

 

               Agli occhi di Zaydan, D'Annunzio rappresentava l'eroe capace di contare sulla propria intelligenza e di vincere di fronte a un comandante militare con a disposizione una schiera di soldati armati. L'articolo prosegue elogiando l’arte dell’eloquenza in pubblico di D'Annunzio, e il poeta italiano viene descritto come l'uomo più eloquente dell’intero continente europeo. Zaydan ha poi elogiato la sua profonda conoscenza della letteratura greca e latina. Persino il costoso stile di vita dello scrittore italiano prima della guerra, e i conseguenti debiti, sono ricordati nel tono con cui si acclama un eroe. Solo dopo aver elencato anche questi dettagli della vita dello scrittore, Zaydan commenta la produzione letteraria di D'Annunzio. Innanzitutto parla del suo esordio lirico, ma nota che sono stati i suoi romanzi a renderlo uno dei migliori artisti d'Europa, uno scrittore definito ‘internazionalè, grazie alle traduzioni delle sue opere in numerose lingue straniere. Tra i romanzi di D'Annunzio, loda in particolare il suo best-seller "Trionfo della morte". Cita poi la voce su D'Annunzio dell'Enciclopedia britannica, che sottolinea come l'opera dannunziana sia stata fortemente influenzata da fonti francesi, russe, scandinave e tedesche, e quindi poco originale, ma sottolinea il raffinamento, insieme all’aulicità e alla ricchezza della sua lingua[13] .

               L'articolo di Zaydan fu così influente che, dopo la sua pubblicazione, Al Hilal e altre riviste culturali, come al-Resalah, diretta da uno dei traduttori arabi più popolari dell'età contemporanea[14], iniziarono a pubblicare racconti di D'Annunzio in arabo[15].

               Nel 1937 lo scrittore/traduttore egiziano Derrini Khashaba, in "D'Annunzio alla presidenza dell’Accademia d'Italia" commentava la nomina dello scrittore italiano a Presidente dell’Accademia d'Italia (Accademia dei Lincei). Nel 1937 Khashaba poteva scrivere partendo dal presupposto che D'Annunzio fosse conosciuto a livello internazionale, e che fosse dunque un nome familiare tra i lettori arabi. Lo definì "il più famoso scrittore e poeta italiano" e "il più grande scrittore italiano della contemporaneità". Nonostante ciò, l'autore spiega che tale la nomina gli viene assegnata principalmente a causa del ruolo di "grande patriota e soldato" del paese. Gran parte dell'articolo è dedicato a spiegare il rapporto di D'Annunzio con Mussolini:

 

               ‘’Mussolini nota […] che questa scelta non è dovuta solo ai valori letterari del poeta, ma anche al suo passato nazionale; D'Annunzio non fu solo un grande poeta e scrittore, ma anche un grande patriota e soldato [..]. Durante la Grande Guerra, D'Annunzio è in Francia, e nei suoi libri e nelle sue poesie invita l'Italia a unirsi agli Alleati. Quando l'Italia entrò in guerra, D'Annunzio si arruolò nell'esercito come ufficiale di artiglieria e perse un occhio al servizio dell'aviazione. Alla fine della guerra ci fu una disputa tra l’Italia e la Jugoslavia sulla proprietà del porto di Fiume, e la disputa si concluse con l'Italia che accettava di lasciarlo alla Jugoslavia, ma D'Annunzio non accettò questa soluzione e marciò su Fiume a capo di 1.000 volontari, occupò con la forza la città e ne annunciò l'annessione all'Italia. Lì Mussolini lo visitò, all'epoca giornalista, e lo ammirò per le sue alte qualità nazionali e militari. Dopo l’affermazione del regime fascista con Mussolini al potere, ci fu dapprima una sorta di freddezza tra lo scrittore e Mussoluni, ma presto questo clima si attenuò; Mussolini, successivamente infatti, circondò il sommo poeta di tutti gli onori, e [D'Annunzio] fu insignito del titolobrigata aerea nel 1925, e ora detiene la presidenza dell'Accademia d’Italia, con un glorioso passato pieno di poesia, letteratura, patriottismo e guerra alle spalle.[16]’’

 

               Khashaba si impegna a smentire le voci che suggerivano cattivi rapporti tra D'Annunzio e Mussolini e cerca di mostrare l’amicizia  esistente tra i due uomini. Questo coinvolgimento negli affari italiani da parte dei giornali arabi, può essere spiegato in relazione al gran numero di italiani che risiedevano in Egitto all’epoca. La pubblicazione che segue, sulla rivista Al-Resala, è del 1934 e conferma che il sodalizio di D'Annunzio con il fascismo, in quegli anni, non costituì un problema per gli egiziani. Al contrario, l'amicizia con Mussolini qui è citata per confermare e mettere in risalto lo status di grande poeta di D'Annunzio:

               ‘’Il Signor Mussolini ha recentemente visitato il suo amico,

               il grande poeta D'Annunzio nel Palazzo del Vittoriale,

               in una visita privata, ma senza alcun tipo di formalità,

               ed è stato accolto da D'Annunzio con gioia ed

               entusiasmo, i due uomini si abbracciarono,

               e D'Annunzio gridò incontro all'amico:

               “Eccoti, finalmente sei arrivato”[17].

 

               L'ultima volta che Mussolini ha fatto visita all'amico è stata due anni

fa quando ha visitato Torino e Milano per celebrare l'anniversario della Rivoluzione Fascista. Mussolini si recò dal poeta la sera e cenò con lui e rimase con lui fino a mezzanotte.

Come dimostrano queste pubblicazioni, la rivoluzione fascista, insieme alla figura di Mussolini e di D'Annunzio furono elementi della realtà italiana che vennero accolti con molta facilità dalle riviste culturali arabe.

Il Decadentismo è stato guardato con disprezzo dagli intellettuali arabi, poiché i riferimenti alla sessualità negli scritti di molti scrittori francesi ed europei, associati al movimento, erano considerati troppo espliciti per essere apprezzati dai lettori arabi. Questo, curiosamente però non è mai stato un problema con gli scritti di D'Annunzio. Nei commenti pubblicati dagli scrittori e poeti arabi alla sua morte, troviamo solo rispetto e mai disprezzo nei confronti dello scrittore italiano e delle su opere. È sorprendente che Ahmed Rafiq Mahadawy (1898-1961), poeta libico che si è da sempre scagliato contro l'occupazione italiana della Libia, e che ha utilizzato il suo talento poetico come arma nella lotta politica contro gli occupanti italiani, esprima profonda tristezza per la morte di D'Annunzio, che aveva così ardentemente sostenuto l'invasione del suo paese. Nonostante la posizione politica opposta, Rafiq ammira D'Annunzio, al quale dedica saggi e versi[18].  Lo testimonia l'elegia che Rafiq scrisse nel 1938 dopo l'annuncio della morte di D'Annunzio, in cui si rivolge all'anima del poeta in quetso modo:

 

أصبحت طليقــة في خيال الشعــر،

 كم حومت، تبغين الحقيقة 

كنت في سجـن، من الجسم الترابي،

أسيــرة تستشفين حجاب الغيب، من نــور البصيرة

كان ذاك الجســم يخفي،

نزوة الروح الكبيرة فانجلى،

الآن، حجاب الشك، عن شمس الحقيقة

! فامــرحي، في عالم الأرواح،

أصبحت طليقة.

               Tra gli intellettuali che scrissero elegie per la morte di D'Annunzio troviamo anche Khashaba. Il fatto che l'elegia di Kashaba sia stata scritta solo un giorno dopo la morte di D'Annunzio, e pubblicata quattro giorni dopo, testimonia la prontezza con cui la stampa araba seguiva la notizia. Nell'elegia, Kashaba paragona D'Annunzio al poeta italiano Carducci, vincitore del premio Nobel per la letteratura. Descrivendo la produzione di D'Annunzio come "un sorprendente miscuglio di influenze greche, latine, francesi e inglesi[19]", ne sottolinea il carattere cosmopolita, e prosegue nell’elegia, evidenziando come ogni letteratura abbia lasciato una grande impronta nello scrittore, portandolo ad andare oltre i loro testi, grazie anche alla forte ed originale personalità che D’Annunzio possedeva. Kashaba credeva fermamnete che D’Annunzio fosse un grande poeta e scrittore italiano, e come tale lo presentò. Ha confermato il ruolo rilevante ricoperto da D'Annunzio nella cultura araba facendo riferimento a traduzioni recenti, citando, ad esempio, il racconto "La lettera", pubblicato in traduzione araba la settimana prima[20]. Era così impegnato a presentare D'Annunzio ai suoi lettori, che prima dell'elegia pubblicò una versione araba del racconto Cincinnato (pubblicato per la prima volta in Italia su "Il Fanfulla della domenica", 12 dicembre 1880). Quest'ultimo era accompagnato da un commento dell’intellettuale arabo, in cui descriveva lo stile tipico dei primi scritti dannunziani[21].

               La ricezione di D'Annunzio nel mondo arabo è oggi molto diversa. Il nuovo profilo di D'Annunzio lo si desume da quanto si scrive di lui recentemente sulla stampa araba. Quando la recensione di Lucy Hughes-Hallett ha ricevuto il premio Samuel Johnson 2013 per la saggistica, dal titolo Gabriele D'Annunzio, poeta, seduttore e predicatire di guerra, una recensione anonima del libro appare sul canale di notizie in arabo 24 ore su 24, Sky news Arabia . Il titolo della recensione era: "Un premio britannico assegnato ad un libro su un poeta fascista". In questo testo l'autore, citando un commento della giuria, si riferisce a D'Annunzio come "l'artista dissoluto che divenne un eroe nazionale[22]", aprendo un nuovo dibattito sulla personalità dello scrittore italiano.

La conquista di Fiume, un tempo così ammirata dalla stampa araba, è descritta ora come un "tentativo fallito di creare uno Stato fascista in Italia[23]". Questa pubblicazione dimostra che la fama di D'Annunzio in Egitto, come è il caso in molti altri paesi, è stata offuscata dalle sue posizioni politiche e dalle sue simpatie per il fascismo[24].

               In un articolo pubblicato nel 2019 sul quotidiano arabo El Sabah, Mousa El Khamisi, corrispondente arabo in Italia, ha riferito di come l'Italia abbia celebrato l'anniversario della fondazione della Repubblica di Fiume da parte del suo poeta "fascista" D'Annunzio. Mousa descrive D'Annunzio come un personaggio controverso, un "individuo odioso e arrogante che presto e guadagnò prontamente una grande fama letteraria e divenne un eroe nazionale[25]". Critica anche D'Annunzio per aver sostenuto l'occupazione della Libia e per aver denigrato coloro che hanno resistito all'occupazione italiana del Paese arabo[26]. D'Annunzio, definito in passato dalla stampa araba come l'ex eroe mondiale, viene ora presentato all'opinione pubblica araba come un nemico. La sua "immoralità nella letteratura" - un tratto precedentemente ignorato dalla stampa araba - si fonde con la sua "immoralità nella vita personale" e viene posta sotto l’attenzione del contesto culturale attuale:

               “era eccessivamente egoista, si immergeva totalmente

                in circostanze che lo previlegiavano sempre e si dedicava

               unicamente al piacere insaziabile in cui annegava

               la sua intera vita, il tutto con una curiosità continua

               senza limiti. Molti intellettuali di sinistra lo

               descrissero durante il periodo fascista

               considerandolo un uomo oppressivo e disumano. […]

               Si preoccupava molto della sua figura, amava

               mettersi in mostra: amava i titoli e la vita da esteta,

               era sempre alla ricerca di sentimenti rari ed eccitanti

                che non potevano combaciare con l'ambiente sociale

               e convenzionale di quell’epoca […][27]” .

 

               Il 2013 ha segnato il 150° anniversario della nascita di D'Annunzio. L'anniversario è stato seguito dai principali quotidiani egiziani e ha attirato alcuni dei grandi nomi tra i poeti arabi contemporanei come Ahmed Abdel Moeti Hijazy e Hassan Teleb che hanno partecipato a questa celebrazione. In questa occasione, D'Annunzio è stato paragonato ad Ahmed Shawky, (1868-1932), noto come "Il poeta dei poeti[28]", quest’ultimo infatti ha aperto la strada al moderno movimento letterario egiziano introducendo il genere dell'epica poetica nella tradizione letteraria araba. Dante Marianacci, di origini abruzzesi, nel 2013 era direttore dell'Istituto Italiano del Cairo e ha celebrato la ricorrenza ospitando una serie di convegni ed eventi dedicati a D'Annunzio. Tra queste, ha tenuto una mostra fotografica e documentaria sul Vittoriale presso l'Istituto Italiano al Cairo. Durante l'inaugurazione di Vittoria Sgarbi, alcuni testi di D'Annunzio, tradotti in arabo, sono stati letti da poeti locali. Questo evento dimostrò come molti poeti egiziani, come Ahmed Abd El Moety Hegazy, conoscessero le opere di D'Annunzio, anche se non in lingua originale.

               Un altro evento chiave per comprendere l’impatto che l’autore italiano ha avuto nella nostra epoca è stato il seminario oraganizzato da Hussein Mahmoud: con la collaborazione dell'Istituto Italiano, egli ha invitato ricercatori e critici letterari italiani a partecipare a tale evento, tenutosi presso l’Università di Must al Cairo (Misr University of Sciences and Technology), dove lavorava in quel periodo. Tuttavia, è apparso un clima di ostilità e di riluttanza tra il pubblico: molti ricercatori non vollero partecipare perché ritenevano che D'Annunzio fosse uno degli scrittori fedeli a Mussolini e al suo regime fascista, e temevano che celebrando il poeta, sarebbero stati associati al fascismo. Nonostante ciò, l'evento è stato un successo e il numero di partecipanti fu numeroso.

               L'interesse per la scrittura di D'Annunzio, ancora nel XXI secolo da parte del pubblico arabo, è testimoniato dalle traduzioni apparse negli ultimi anni, come quella di Naglaa Waly, che nel 2001 tradusse tre racconti tratti da Novelle della Pescara[29]. Nel 2013, Waly ha recitato la versione araba de "La pioggia nel pineto", da lei tradotta. Quattro anni dopo, il resto del romanzo fu tradotto da Hussein Mahmoud e Naglaa Waly[30]. Oltre alle traduzioni di Naglaa Waly e Hussein Mahmoud, sono presenti anche le traduzioni di Issa Annàouri e Taha Fawzi, rispettivamente de 'Il tesoro dei poveri’ e 'L'innocente’.

               Quanto fin qui esplorato ci fornisce materiale per riassumere la ricezione di D'Annunzio nel mondo arabo. Nei primi decenni del Novecento, D'Annunzio era visto dagli intellettuali arabi come il miglior oratore pubblico d'Europa, un eroe mondiale, un leader carismatico e un soldato, un amico di Mussolini, un patriota, e un uomo da uno stile di vita unico ed ineguagliabile. D'altra parte però, rimase un alone di incertezza intorno al valore letterario delle sue opere; inoltre lo scrittore italiano è stato criticato per il suo sostegno all’invasione italiana in Libia. Gli anni successivi alla morte di D'Annunzio videro crescere l'interesse per le sue opere letterarie, che iniziarono ad essere tradotte in arabo attraverso la mediazione di altre lingue europee. Più recentemente, la scoperta delle atrocità commesse dai fascisti ha nociuto contro la popolarità di D'Annunzio. Il poeta italiano è descritto dai media e percepito dal grande pubblico come uno "scrittore fascista", un'etichetta che segna una pregiudizio nei confronti del poeta e che impedisce, in molti casi,  lo studio di una figura tanto complessa quanto controversa come D’Annunzio; eppure, nonostante ciò, le opere di D'Annunzio continuano a suscitare l'interesse di intellettuali arabi e traduttori contemporanei.

 

 

 

 

[1]   Sull’interesse di D’Annunzio per la cultura araba e per il supporto dato all’invasione libica, vedi Elvira Diana, ‘Gabriele D’Annunzio e il mondo Arabo, Rassegna Dannunziana 2018, pp. 61-65.  

[2] Elvira Diana, ‘Gabriele D’Annunzio e il mondo arabo, Op. Cit., p. 61.

[3] Maria Avino, ‘L’Occidente nella cultura araba’, (Jouvence, Milano, 2002), p. 12.

[4] Kathryn Louise James descrive gli eventi del 1919 come segue: Gli inglesi risposero esiliando quattro dei leader a Malta nel marzo 1919. Ciò scatenò le emozioni represse del popolo egiziano. Le manifestazioni si sono trasformate in rivolte. Contadini e operai, donne e uomini sono scesi in piazza contro il presunto abuso dei diritti dei cittadini. Manifestazioni studentesche al Cairo di scuole giuridiche e religiose, insieme a  manifestazioni di donne, si sono susseguite con con forza per la richiesta di autonomia e l’affermazione dei diritti dei cittadini. Gli scioperi e le violenze contro gli avamposti britannici nel paese hanno mostrato una nazione in movimento". Kathryn Louise James, ‘Creating a Nation in Adversity: Advent of Egyptian Nationalism in British Occupation’ UNLV Theses, Dissertations, Professional Papers, and Capstones, 2012, p. 48.

[5] Andrew Heiss, Manufacturing Consent: Italy, The Mutamassirun, Egypt, And The Invasion Of Libya , Thesis Submitted to the Middle East Studies Center

[6] Andrew Heiss, Manufacturing Consent, p. 61.

[7]  http://www.elhayahalyoum.com/28718, consultato il 2 Settembre 2020.

[8] Kalkūta fī al-thani min oktūbir,” Al-Maḥrūsa, 4 Ottobre 1911, p. 25.

[9] Nel quotidiano Al Hilal; vedi Maria Avino ‘L’Occidente nella cultura araba’, pp. 39-40.

[10] Nel quotidiano  Al Hilal; vedi  Georgie Zidan, Dicembre 1919, pp. 196-200. Le traduzioni dall’arabo sono di Hussein Mahmoud.

[11] Adriano Scianca, “La rivolta dei popoli giovani. Gabriele D’annunzio e la “lega dei popoli oppressi”, Il Cannocchiale. Settembre 2006. http://coc.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1161666 

[12]Traduzione di Hussein Mahmoud.

[13] Chisholm, Hugh, ed.. ‘Annunzio, Gabriele D'’. Encyclopedia Britannica. 2 (XIesima edizione.). Cambridge: Cambridge University Press, 1911.

[14] Dal quotidiano de Al-Resalah. l’interesse verso le opera dannunziane nasce a partire dagli anni ‘30, ma è solo negli anni ’60 vengono pubblicate traduzioni complete delle sue opere.

[15]Come esempio, vedere il racconto breve di  Cincinnato, pubblicato su AR-Resala, dal titolo: ‘Quel pazzoide!’

[16] Derrini Khashaba, Al-Resala, November 1937, p. 1837.

[17] ‘Al- Bareed Al-adby’, Al-Resala, Ottobre 1934, p. 1795.

[18] Elvira Diana, L’immagine degli italiani nella letteratura libica dall’epoca coloniale alla caduta di Gheddafi, (IPOCAN, Roma 2011), pp. 40-44.

[19] Derrini Khashaba, Al-Resala, Marzo 1938, p. 391.

[20] Ibidem

[21] Derrini Khashaba, ‘Sensanatos’, Al-Resala, Febbraio 1938, p. 350

[22]  Un premio britannico assegnato ad un libro su un poeta fascista’, skynewsarabia, Novembre 2013.

https://www.skynewsarabia.com/varieties/463705-%D8%A7%D9%84%D9%81%D9%84%D8%B3%D8%B7%D9%8A%D9%86%D9%8A%D9%88%D9%86-%D9%8A%D8%AA%D8%B3%D9%84%D9%85%D9%88%D9%86-%D9%86%D8%AA%D8%A7%D9%8A%D9%94%D8%AC-%D9%81%D8%AD%D8%B5-%D8%B1%D9%81%D8%A7%D8%AA-%D8%B9%D8%B1%D9%81%D8%A7%D8%AA,

[23] Ibidem

[24] Mousa El Khamisi, ‘L’Italia celebra il Centenario della città di Fiume, fondata dal poeta fascista D’Annunzio’, Aprile 2019.

[25] Ibidem

[26] Ibidem

[27] Ibidem

[28] D. Marianacci, ‘D’Annunzio, la guerra e gli altri’ in L’anno iniquo. 1914: Guerra e letteratura europea. Atti del Congresso di Venezia, 24—26 Novembre 2014, edizione a cura di Alessandro Scarsella e Giovanni Capecchie Matteo Giancotti, Roma, Adi Editore, 2017 p. 6.

[29] Elvira Diana, L’immagine degli italiani nella letteratura libica dall’epoca coloniale alla caduta di Gheddafi, Op. Cit., p. 62.

[30] Per maggiori informazioni sulle traduzioni delle opere dannunziane in arabo, vedi Hussein Mahmoud, “ Società Dante Alighieri, Roma, 2016. https://pure.ulster.ac.uk/ws/portalfiles/portal/76038397/DanteCorPub.pdf 

  • Bibliografia

    • Avino M., L’Occidente nella cultura araba, Jouvence, Milano, 2002.
    • Chisholm, Hugh, ed.. ‘Annunzio, Gabriele D'’. Encyclopedia Britannica. 2 (XIesima edizione.). Cambridge: Cambridge University Press, 1911.
    • Elvira D., ‘Gabriele D’Annunzio e il mondo Arabò, Rassegna Dannunziana 2018.
    • Elvira D., L’immagine degli italiani nella letteratura libica dall’epoca coloniale alla caduta di Gheddafi, IPOCAN, Roma 2011.
    • Heiss A., Manufacturing consent: Italy, the Mutamassirun, Egypt, and the invasion of Libya, Master's Thesis, Submitted to the Middle East Studies Center the American University in Cairo, 2010.
    • Louise James K., Creating a Nation in Adversity: Advent of Egyptian Nationalism in British Occupation’ UNLV Theses, Dissertations, Professional Papers, and Capstones, 2012.
    • Marianacci D., ‘D’Annunzio, la guerra e gli altri’ in L’anno iniquo. 1914: Guerra e letteratura europea. Atti del Congresso di Venezia, 24—26 Novembre 2014, edizione a cura di Alessandro Scarsella e Giovanni Capecchie Matteo Giancotti, Roma, Adi Editore, 2017.

    Quotidiani:

    • Al Hilal, Georgie Zidan, Dicembre 1919.
    • Al-Maḥrūsa, Kalkūta fī al-thani min oktūbir,” 4 Ottobre 1911.
    • Al-Resala, Khashaba D., Novembre 1937.
    • Al-Resala, ‘Al- Bareed Al-adby’Ottobre1934.
    • Al-Resala, Khashaba D., Marzo 1938.
    • El Sabah, El Khamisi M., ‘L’Italia celebra il Centenario della città di Fiume, fondata dal poeta fascista D’Annunzio’, Aprile 2019.

    Sitografia

     http://coc.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1161666 

    • Un premio britannico assegnato ad un libro su un poeta fascista’, skynewsarabia, Novembre 2013.

    https://www.skynewsarabia.com/varieties/463705-%D8%A7%D9%84%D9%81%D9%84%D8%B3%D8%B7%D9%8A%D9%86%D9%8A%D9%88%D9%86-%D9%8A%D8%AA%D8%B3%D9%84%D9%85%D9%88%D9%86-%D9%86%D8%AA%D8%A7%D9%8A%D9%94%D8%AC-%D9%81%D8%AD%D8%B5-%D8%B1%D9%81%D8%A7%D8%AA-%D8%B9%D8%B1%D9%81%D8%A7%D8%AA,