Alcuni problemi traduttologici nella versione araba di Vita nuova di Dante

Public Titles

Author

Faculty of Linguistics and Translation, Badr University in Cairo, BUC

Abstract

The translation of some works that belong to a different historical phase and a rather ancient culture require a doubled effort to adapt the translated text to the modern language and the target culture In his translation of Dante Alighieri's Vita Nuova, recently published in Cairo, Egypt, the author was able to identify some translationological problems in rendering Italian text into modern Arabic. This paper attempts to address these problems and explain the technical solutions the author adopted in his translation, which he believes can solve these problems. In his translation of Dante’s the author believes that Dante’s Vita Nuova is a literary text that requires a very particular treatment, especially hermeneutic and interpretative, which consequently leads to the confirmation that some literary works will always need to be manipulated in translation.

Keywords

Main Subjects


 

L

a traduzione di alcune opere che appartengono ad una fase storica diversa e una cultura alquanto antica richiedono uno sforzo raddoppiato per adeguare il testo tradotto alla lingua moderna e alla cultura ricevente. Affrontando la traduzione di Vita nuova di Dante Alighieri, pubblicata di recente al Cairo d'Egitto, ho potuto individuare alcuni problemi traduttologici nel trasferimento del testo italiano in lingua araba moderna. In questo intervento cercherò di affrontare tali problemi ed esporre le soluzioni tecniche che ho adottato nella traduzione e che credo che possano risolvere tali problemi.

La tendenza attuale della traduttologia consiste, come afferma C. Carotenuto , nell’integrazione di differenti linee di ricerca nel tentativo di affrontare la problematica della traduzione nella maniera più completa. Se consideriamo la letteratura, come afferma Lambert , un sistema complesso, possiamo confermare che le opere letterarie avranno sempre bisogno di essere manipolate nella traduzione.

Nella Vita nuova, dunque, siamo di fronte ad un problema di diacronia, tempo antico della composizione dell’opera e tempo moderno nella sua traduzione attuale. Non solo al livello linguistico, ma anche al livello del contenuto che ha sempre bisogno di maggiore sforzo per avvicinare le conoscenze antiche alla mentalità moderna, certamente più evoluta.

Nello studio ed analisi della traduzione della Vita nuova in arabo ho categorizzato le divere questioni specifiche dell’opera di Dante, siano manifestate o nascoste nel testo.

La prima categoria messa in discussione è il titolo dell’opera. Vita nuova versus La vita nuova. L’articolo qui assume, in italiano ed altrettanto in arabo, un’importanza significativa. In entrambe le lingue si tratta di articolo determinativo. Pare dal primo sguardo che la vita esposta nel testo è già determinata, ma non lo è. Non è solo la vita che non è determinata, ma anche la parte definitoria di questa vita, cioè “essere nuova”: cosa intendeva descrivere Dante nel suo libello: si tratta veramente di una cosa nuova? Nuova nel senso di essere una cosa mai vista prima? O nuova versus vecchia? Ma Dante aveva veramente tante vite tra cui quella nuova di cui parla qui?

A parte il fatto che Dante usava sempre un metodo molto semplice quando metteva titoli alle sue opere, la maggior parte di essi consiste in una sola parola, con poche eccezioni come per esempio Vita nuova, come il suo capolavoro la Commedia, si constata una vera enigmaticità in queste parole semplici.

Nel sito Weebly, che offre materiali didattici affidabili, presenta l’analisi del titolo come segue:

  L'espressione "vita nuova" indica propriamente il periodo giovanile (in questo senso è usata in Purg., XXX, 115) e non c'è dubbio che il titolo dell'opera alluda al racconto della gioventù di Dante attraverso il suo amore per Beatrice, anche se potrebbe anche voler dire "vita rinnovata dall'amore" e tale interpretazione non esclude la prima .

Allora in questo senso “nuovo” potrebbe avere il significato di “giovane”, ancora intatta e non è contaminata. Ma potrebbe significare anche “rinnovato”, nel senso che c’era una vita invecchiata e aveva bisogno di essere rinnovata. A commentare l’opera stessa qualcuno ha individuato una certa novità che il testo porta, cioè il fatto che sia il poeta a commentare e spiegare i suoi stessi versi. Questo vuol dire che Dante si mette in questo la veste doppia: quella del poeta e l’altra del critico.  È una presa di posizione nei confronti dei canoni letterari del suo tempo. Non solo per la poesia, ma anche per la prosa, caratterizzata poi da spunti filosofici e psicologici da analizzare ancora. Dopo una prima adozione dello stile guittoniano, entra l’amicizia di Guido Cavalcanti: una lirica tutta “nuova” che era Dante stesso a chiamare “Dolce stil nuovo”.

Con Dante e Cavalcanti nasce quel gruppo di spiriti eletti, orgogliosi della propria «altezza d’ingegno», che viene designato comunemente con la formula dantesca di «dolce stil novo» . Dunque, usare il termine “nuovo” era frequentissimo per Dante per esprimere concetti che riguardano l’arte. Allora non si intendeva la vita in senso autobiografico, neanche nuova in senso di gioventù. Ad usare il linguaggio odierno, Dante qui compie un atto molto conosciuto con il termine inglese “career shift”. 

Nella versione araba, dunque, ho mantenuto intatto l’uso indeterminativo del termine di vita e di nuova usato e voluto da Dante per motivi, se così posso descriverli, estetici.

Questa novità che il libro porta ci conduce subito ad interpretare in modo particolare la sua breve introduzione nel capitolo 1 in cui dice:

In quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'asemplare in questo libello, e, se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Qui distinguiamo due parole-chiave: libro e incipit. Come si può vedere Dante usa la parola libro in senso più ampio, cioè quello della memoria, in cui registra tutti gli avvenimenti della sua vita.

Il libro della sua vera vita è molto più ampio di quello che sta scrivendo, cioè Vita nuova, che descrive proprio come libello.

Il rapporto libro/libello, secondo me, corrisponde al rapporto Vita intera/vita nuova. Perciò ho preferito tradurre il libro come “daftar” che esprime meglio il quaderno in cui registra gli avvenimenti della sua vita. Nello stesso modo il libello va interpretato come “piccolo libro”, perché, appunto, il rapporto libro/libello è quello del grande/piccolo.

Per quanto riguarda l’incipit non ho potuto che affermare il mio punto di vista di vedere il libro come un libro “professionale”, cioè un libro sulle tecniche della nuova poesia dolcestilnovistica. Il libello qui non è, come si soleva dire, un libro sulla vita rinnovata dall’amore, ma piuttosto un libro sulla poesia rinnovata rispetto a quella conosciuta e praticata fino a quel tempo. Sulla sua amicizia con Cavalcanti, citato da Dante nella presente opera come “amico unico”, che ha rinnovato la sua visione del mondo poetico. Il modo di dire: "incipit vita nova" è comune nella lingua italiana, dal latino: ha inizio una vita nuova, con il quale Dante auspica o propone il radicale rinnovamento di qualcosa. Ma non solo.

L’incipit della Vita nuova è di tipo narrativo, che Marco Carosi definisce come segue:

Un incipit ampiamente usato è quello narrativo, che ci introduce dolcemente all’interno del racconto. La narrazione dei fatti ha subito inizio e ci vengono forniti gli elementi essenziali per poterci “accomodare” e gustare quello che sta accadendo. Un incipit narrativo ha un duplice effetto: Avvia gradevolmente il racconto; Risveglia la curiosità nel lettore, che si sente; naturalmente portato a proseguire nella lettura; Offre sin da subito le informazioni più importanti, facendo in modo che, contemporaneamente, si ponga alcune domande. Senza, tuttavia, scombussolarlo. È un tipo di incipit semplice, a livello teorico, ma alquanto complicato da mettere in opera a regola d’arte .

Combinare vita e incipit potrebbe significare non semplicemente un inizio, ma piuttosto un punto di partenza nuovo, o meglio ancora dire “note o battute iniziali di un brano”. Le poesie presentate da Dante in questo libello sono legate fortemente alla musica, tra sonetto e canzoni.  Perciò la scelta traduttiva ha usato un termine arabo (مفتتح) che corrisponde alle battute iniziali di un’opera musicale, un’opera d’arte o di un testo creativo.

Basandosi su queste interpretazioni suggerisco una riordinazione del libro, considerando il primo capitolo come “titolo” e suggerendo che l’inizio vero del libro sia il secondo capitolo. Tutto il contenuto di Vita nuova non è che un incipit della carriera di Dante, da poeta, che culmina con la Divina commedia. 

Da quel punto un’attenzione particolare nella traduzione va data al personaggio femminile di quel prosi-metrico testo.

I critici vedono solo nel libro una rappresentazione della storia della donna a cui si ispira Dante, cioè Beatrice, ma su questo ho un parere alquanto differente. Infatti, lo vedo come un libro sul poeta stesso, che era in questo libro, e forse in tutti i suoi libri, preoccupato di sé stesso più che per qualsiasi altra cosa, inclusa la sua donna amata che non supera il ruolo della musa ispiratrice. Solo le poesie riportate in questo libro riguardano Beatrice. Ma la parte prosaica commenta solo l’arte della poesia stessa, il che rende molto chiaro che si tratta di un libro sulla poesia, sulla lingua volgare, sul Dolce stil novo e sul nuovo concetto dell’amore.

La musa per Dante era "Beatrice": di questo non c’è dubbio, ma ci sono tanti dubbi sulla persona di Beatrice. Era, come racconta Dante, una ragazza (letteralmente, una bambina, che ha incontrato mentre era alla fine dei suoi nove anni, e lei era nei primi), della quale si è innamorato ma non si pensa che un  grande amore poteva nascere in questa piccola età.

Quindi il poeta rinarra la storia di questo amore che continuò dentro di lui per tutta la vita, e finì in realtà con la morte di Beatrice all'età di diciotto anni. Cioè, questo grande, nobile amore è continuato per nove anni, che sono gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza del poeta e della sua musa. Sembra assurdo, ma non lo è, dato che Dante non voleva entrare nel merito della vita reale, ma piuttosto della sua formazione artistica fin dall'infanzia e come è nato e rinnovato il suo talento poetico che è sempre legato all'amore. 

Inoltre, a proposito della musa Dante parla di rivelazione, usando proprio il verbo “parere” che significa (referendosi al dizionario Treccani) mostrarsi, apparire in un modo o con un aspetto diverso da quello reale, il che suggerisce subito che Beatrice non era una persona reale. 

Questo è un’ulteriore prova che l'argomento del libello non è Beatrice, ma piuttosto la "professione" o la poetica, meglio spiegata nella parte in prosa che commenta la poesia e spiega le sue tecniche e la struttura delle sue prime poesie: Qui il libro si divide in due parti ben distinte, nella prima parte la spiegazione del poeta della sua professione poetica succede al testo poetico, nella seconda invece la precede, come volesse dire che "alla fine mi importa di più dare al lettore le  mie idee poetiche e non le notizie della mia Beatrice".  In questo senso si riversano anche i suoi numerosi accenni al linguaggio usato, la sua difesa della poesia in volgare. Il lettore mirato da Dante, in apparenza sono le donne, ma in verità sono i poeti, dato che inizia il suo primo discorso alla cerchia di poeti riuniti intorno a lui, ma era così anche il suo discorso finale

Quindi, in questo piccolo libro e nelle sue poesie non c'è priorità per presentare la storia d'amore tra Dante e Beatrice, ma forse l'assenza di questo amore e l'inesistenza della stessa Beatrice nella realtà. Ci sono molti studi che riguardano la verità dell'esistenza storica di una donna che possa essere la vera Beatrice. In ogni caso, la sua presenza o assenza non ha alcun effetto sulla validità di una "Nuova vita", perché non è collegata ad essa, ma nella vita che porta novità Beatrice svolge nessun vero ruolo, se non solo il ruolo di musa "teorica".

 L'amore in "Nuova vita" non è amore "cortese" nel senso proprio della parola. È un amore platonico che risale alla tradizione classica da cui il poeta ha attinto e ha avuto il suo peso in quest'opera e in altre. O forse non era assolutamente amore. Le ipotesi che presento qui, che richiede certamente maggior studio, è che questo amore descritto da Dante non era stabile, ma molto teso, molto lontano dalla vita e molto lontano dal modello della poesia d'amore diffuso nel suo tempo. 

 L'amore per Beatrice oscillava, saliva e scendeva a seconda delle circostanze, oppure era amore per un'idea e non per una persona, e in questo l'amore di Dante era più mistico. La drammatica soluzione a cui l'autore è ricorso, non appena ha ricevuto il primo shock, quello della presa in giro del suo amore, è che "Beatrice" deve morire. Infatti, Beatrice/ il personaggio morì, e rimase in vita Beatrice/ l'ispirazione teorica per la sua poesia. Nella conclusione Dante vide una visione che gli fece smettere di scriverne, per passare il resto della sua vita, non per piangerla, né per onorare la memoria di questo presunto amore, ma per studiare, sforzarsi e completare i suoi strumenti poetici.  

Ma la totalità del libro contiene una chiara narrazione narrativa, che può essere considerata narrazione critica della sua poesia, non epica né lirica, anche se mira a presentare poesie liriche.  Esser in porosimetro rappresenta un’altra novità, anche se i dantisti si sono sforzati tanto per legare questo metodo alla tradizione classica. Non sorprende che il poeta Dante abbia fatto ricorso a questo tipo di scrittura se si tiene conto che questo tipo era quello che prevaleva nella letteratura del suo tempo nelle opere di lingua araba che usavano prosa intarsiata con poesia, e viceversa.

È ovvio domandare: che effetto avranno queste interpretazioni del testo dantesco nei confronti della sua traduzione in arabo. Qui ritorno subito a quello che Lambert affermava sul complessità dell’opera letteraria che rende necessaria la manipolazione del testo originale per adattare la traduzione alla lingua e alla cultura ricevente.

Perciò segnalo quali alcune scelte traduttive imposte dalla lettura particolare del traduttore, quali:

  1. Traducendo le espressioni dantesche per descrivere Beatrice, come gentilissima, mia donna, questa donna, ho fatto ricorso a equivalenti in arabo che non corrispondono letteralmente al testo originale. Per rendere gentilissima in arabo ho usato una formula che sarebbe a dire “la mia amata nobile” dato che l’equivalente formale della parola italiana in arabo non equivale al concetto dell’amore nobile, che nobilita l’anima. Le altre definizioni di Beatrice sono evidenziate in arabo, per sottolineare una certa oscillazione nell’atteggiamento emotivo di Dante verso Beatrice.
  2. Nella traduzione delle poesie, che sono intraducibili per la loro natura, ho fatto ricorso ad un ritmo più vicino al ritmo della poesia araba, rispettando però la sequenza e la forma della poesia dantesca.
  3. Ho aggiunto titoli ai capitoli del libro, imitando il traduttore italo-inglese Rossetti , per facilitare la lettura, specialmente in lingua straniera.
  4. Nel testo Dante usa “parole” e intendeva piuttosto “un poema”, perciò ho tradotto tutte le volte in cui ha detto parole come poesia, anche se in arabo si usa il temine “parole” per le canzoni, ma non tutte le poesie.
  5. Ho fatto ricorso alle note a piè di pagina per spiegare certi concetti di astronomia o astrologia antica per non cambiare questo tratto distintivo della prosa di Dante che rispecchia la sua conoscenza scientifica del tempo.

Concludendo bisogna ribadire che il testo di Vita nuova è un testo aperto a tante interpretazioni che influiscono su ogni tentativo di trasferirlo in un’altra lingua e che i testi letterari hanno bisogno di essere studiati bene prima della loro traduzione. Questi testi subiscono cambiamenti nel processo traduttivo, non solo al livello semantico e sintattico, ma per quanto riguarda il tempo e il luogo della pubblicazione, tenendo nello stesso tempo conto che la lingua d’arrivo è diversa, così come il ricevente diverso. Tutti questi cambiamenti richiedono manipolazione del testo a patto che non danneggino l’originale, specialmente quando si tratta di un testo di un autore autorevole, come Dante Alighieri.