Dante e il paradosso della figura femminile nell'immaginario medievale

Document Type : Original Article

Author

Badr University in Cairo

Abstract

Il presente studio analizza la posizione del padre della lingua italiana, Dante Alighieri, nei confronti dell’ambivalenza della figura femminile, prodotta dall’immaginario medievale. Lo scopo di tale scritto è di mostrare il paradosso che avvolge tale figura nel corso dei secoli bui e di cui Dante stesso ne è emblema, attraverso uno studio che, oltre ad inquadrare il contesto dell’epoca, va dalle rime stilnovistiche a quelle petrose.
Il Medioevo è per antonomasia il secolo del predominio della religione sulla ragione, eppure è in questo punto che appare il paradosso teologico che avvolge la figura della donna: a quale modello femminile si rifà il mondo medievale, quello di Maria o di Eva? La Vergine, colei che intercede per il genere umano davanti al Creatore, è la raffigurazione della donna medievale o Eva, colei che per prima violò la legge di Dio?
Lo scrittore italiano rappresenta egli stesso questo paradosso tanto nelle Rime petrose, (anticipatrici della figura della femme fatale della letteratura ottocentesca) quanto nelle diverse figure femminili inserite nell’Inferno, e nella figura angelica di Beatrice.
Dunque, se da un lato il mondo della letterature medievali presenta le sembianze angeliche della figura femminile, dall’altro ne condanna questa medesima figura in altrettanti raffigurazioni letterarie ed artistiche, fino a sbocciare in atteggiamenti repressivi che culminano nel triste capitolo storico del tribunale dell’Inquisizione.

Parole-chiave:
Donna – condanna – male – riscatto - paradosso

Keywords

Main Subjects